WEEK in review / Terza giornata

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La terza giornata è stata la prima in cui sono finalmente scese in campo tutte e 10 le squadre del Campionato di Prima Divisione, e con quattro delle cinque partite trasmesse in streaming ho avuto la possibilità di fare indigestione di football, annotando i tanti interessanti spunti forniti dalle squadre.

Tra conferme nel bene e nel male, sorprese, scoperte e delusioni, questa la mia analisi degli incontri disputatisi lo scorso weekend. Buona lettura!

GUELFI FIRENZE – LIONS BERGAMO 21-6

I Guelfi faticano, ma riescono a vincere la terza partita consecutiva e volano su un rassicurante 3-0, e in Toscana si può già sin d’ora parlare di obiettivo playoffs senza risultare visionari. La vittoria è stata però tutt’altro che semplice: i Lions hanno tenuto molto bene il campo, e sono stati in partita praticamente fino all’ultimo. Gli orobici sono sicuramente in crescita rispetto al deludente esordio di Bolzano, ma hanno forse nuovamente pagato la gioventù del roster, commettendo alcuni errori risultati fatali.

L’attacco dei Guelfi è sembrato meno in palla del solito, dopo l’ottimo esordio contro UTA e l’ingiudicabile partita nel fango di Limbiate. Al netto del touchdown finale su corsa di Dawson, i viola hanno trovato gli unici punti della partita su altrettanti big play, con Vannucci e Bemmo Pogo destinatari delle bombe di Dawson. Il quarterback viola si è mosso ancora una volta bene anche sulle corse, ma la mancanza di un vero running game potrebbe risultare un fattore molto penalizzante contro avversari sulla carta più quadrati dei Lions, che pure sono riusciti per gran parte del match a contenere i toscani.

E’ stata infatti ancora una volta la difesa il vero valore aggiunto dei Guelfi: zero punti subiti in tre partite (anche in questo match infatti gli unici punti subiti sono arrivati dal ritorno in end zone di un punt bloccato) non so se costituiscano un record ma in ogni caso rappresentano uno score impressionante, a prescindere dagli avversari incontrati.

A differenza delle partite precedenti, in cui il reparto difensivo dei Guelfi ha dominato gli avversari concedendo davvero poche occasioni di segnatura, contro i Lions è stato l’opportunismo lo skill principale: i Lions sono infatti diverse volte riusciti ad avvicinarsi in zona punti, ma in ben due occasioni i Guelfi, sulle ali del famoso adagio del football difensivo di “bend but not break” sono stati in grado di provocare dei turnover. Due fumble, uno dentro le venti e l’altro dentro le cinque difensive hanno spento i sogni di punti dell’attacco orobico. Sontuoso l’apporto dell’import Holshoe, autentico trascinatore del reparto.

Il primo bye week dell’anno non poteva arrivare nel momento migliore per i Guelfi, che avranno una settimana supplementare per limare gli errori ed oliare ulteriormente i meccanismi offensivi prima di affrontare, nuovamente tra le mura amiche del Guelfi Stadium, i Ducks Lazio.

Come detto i Lions, seppur sconfitti, sono sembrati in crescita rispetto all’esordio, e la prestazione di Firenze è comunque incoraggiante seppur abbia portato la squadra ad un record di 0-2.

L’attacco non ha messo punti, ma più volte è stato in grado di imbastire drive sostenuti: ottima la prova di Fimiani, che come contro i Giants è risultato essere l’arma più pericolosa della squadra, non solo sui lanci ma anche sulle corse. Comincio a pensare sempre più che la scelta di coach Rita di affidarsi a lui come quarterback anziché a Soto sia stata non azzardata ma assolutamente azzeccata. A vederlo giocare Fimiani sembra quasi un quarterback dual-threat americano più che un italiano, e considerando la sua giovane età e le enormi possibilità di crescita mi sento fin d’ora di dire che il futuro non solo dei Lions ma anche quello del Blue Team sia più roseo che mai. Purtroppo un paio di fumble in zona critica del campo (in piena red zone) hanno spezzato le gambe alle velleità di vittoria dei Lions, ma credo che con l’andare della stagione i punti possano arrivare.

Rispetto all’esordio di Bolzano in netta crescita anche la difesa. Ai punti i Lions avrebbero sicuramente vinto il match con l’attacco dei Guelfi, ma l’aver concesso qualche big play di troppo è risultato fatale. Non so se imputare le “disattenzioni” alla gioventù del roster piuttosto che ad errori dei singoli nelle varie occasioni, ma certamente la partita di Firenze lascia più che un rimpianto ai Lions, che avrebbero potuto anche incanalare la sfida verso un “defensive struggle” che avrebbe dato molta più suspence al finale della partita.

Bisogna in ogni caso che si faccia tesoro degli errori e dimenticare al più presto la sconfitta di Firenze perché dopo il bye week i Lions dovranno affrontare un’altra impegnativa trasferta, nella tana dei Giaguari Torino.

DOLPHINS ANCONA – RHINOS MILANO 28-7

Siamo solo alla seconda per entrambe le squadre, ma mi sento di dire che la partita tra Dolphins e Rhinos ha emesso due chiare sentenze: la prima, inequivocabile, è che i Rhinos sono in seria difficolta, la seconda è che i Dolphins sono squadra di tutto rispetto, che ha mostrato il proprio valore non emerso in occasione dalla sconfitta di Torino, giunta su un campo al limite della praticabilità e contro una buona squadra come i Giaguari.

La palude di Limbiate non poteva e non doveva essere occasione consona per valutare il rivoluzionato attacco dei Rhinos, ma il perfetto sintetico di Ancona ha impietosamente  mostrato i limiti dei neroarancio, che dopo un più che incoraggiante drive iniziale nel quale sono arrivati al touchdown sull’asse EllisonBonanno, non sono più stati in grado di graffiare e rispondere ai colpi dei Dolphins. Il quarterback colored dei milanesi è in gamba, ma nonostante l’impegno e qualche buona corsa non sembra all’altezza del predecessore TJ Pryor. Le troppe volte in cui è ricorso alle corse personali, inoltre, lo hanno sottoposto ad un eccessiva punizione fisica, tanto che è stato costretto più di una volta a lasciare temporaneamente il campo a causa dei colpi ricevuti. La pletora di runningback che si alternano con lui nel backfield è solida, ma non in grado di produrre quei guadagni costanti che portano a drive sostenuti. Il talento nel ruolo di wide reciever c’è, ma non si riesce a sfruttare. Tutto quanto sopra è dovuto essenzialmente alla autentica metamorfosi della linea, neanche lontana parente di quella ammirata nelle stagioni passate. Sicuramente si tratta del “pacchetto” più colpito dalle partenze della offseason, ma purtroppo si sa che nel football senza una buona linea d’attacco non si riesce a giocare bene neanche disponendo di ottimi giocatori nelle  skill position. Questo purtroppo per i Rhinos non mi fa guardare al futuro in maniera positiva, ma non è comunque detto che con il tempo non possa migliorare l’intesa tra i vari componenti e che il coaching staff non riesca ad adottare, in termini di playbook, le giuste contromisure per mascherare le debolezze.

Sicuramente meglio la difesa, che ha pagato oltremodo in termini di punteggio rispetto ai valori emersi in campo. Il touchdown del 14-7 subito negli ultimi secondi del primo tempo e l’essere costretti a restare molto in campo, con gran dispendio di energie, hanno influito non poco sull’ampiezza del gap finale tra le due squadre. Dove i milanesi sono sembrati maggiormente in difficoltà, aldilà di alcune corse personali del quarterback dorico Dean, è stato sul gioco di passaggio: in questo senso la partenza di Della Vecchia sembra pesare molto. Sarà dura tenere botta contro squadre ancora più “dotate” dei Dolphins sotto questo aspetto del gioco.

Dopo il bye week le cose non si semplificano affatto per i Rhinos, che dovranno affrontare il derby con i Seamen nella peggior situazione di forma ed emotiva possibile: non credo che possa essere questa la partita giusta per far cambiare binario alla loro stagione.

I Dolphins reagiscono prontamente alla sconfitta di Torino confermando quanto di buono avevano fatto intravedere all’esordio. Il quarterback Dean sembra davvero acquisto azzeccato: su un campo finalmente all’altezza le sue doti di scrambler sono emerse  appieno, e anche sul gioco di passaggio sono arrivati i primi big play. Certo l’aver ritrovato Mosca e Marchini ha aumentato notevolmente gli ottani dell’attacco dei dorici, ma in ogni caso Dean ha fatto vedere di possedere anche un buon braccio. La linea ha fatto un ottimo lavoro e Gatto, pur non essendo un feature back o il punto focale del reparto, ha tenuto con le sue corse “onesta” la difesa dei Rhinos e si è fatto nuovamente apprezzare come ricevitore in un paio di screen pass. Molto interessante anche l’utilizzo della formazione wildcat con Misher quarterback usata in situazione di goal line sull’azione del touchdown del 21-7. Il potenziale c’è, e non fatico a credere che per Ancona i punti sul tabellone possano arrivare con una certa costanza anche nel proseguo del campionato.

La difesa dei dorici mi ha nuovamente stupito: se a Torino ho apprezzato una solidità nuova di zecca per quello che è sempre stato un po’ il punto debole della squadra, contro i Rhinos mi ha impressionato la diligenza: i Dolphins sono messi molto bene in campo, e i giocatori rispettano alla perfezione gli assegnamenti senza voler strafare o lasciandosi “tirare” nei giochi dagli avversari. Contro un quarterback mobile come Ellison il compito non era facile, ma i Dolphins sono riusciti a contenere l’import avversario limitandone i guadagni e colpendolo più volte, di fatto incidendo sulla sua prestazione con l’andare della partita. Merito sicuramente del coaching staff, ma anche dell’oriundo Nicholas Suppa, che dirige da maestro i compagni risultando  l’autentico regista del reparto.

I Dolphins guardano al futuro con rinnovato entusiasmo, e non vedono l’ora che passi la settimana di riposo per scendere nuovamente in campo conto gli UTA Pesaro, alla ricerca di una vittoria che porterebbe il loro record in positivo.

SEAMEN MILANO – GIANTS BOLZANO 21-0

Finisce con una vittoria dei Seamen a zero il big match della giornata: c’era tanta curiosità di vedere all’opera i campioni uscenti, ancora inoperosi dopo due giornate, ma anche di vedere i Giants confrontarsi con un team di vertice dopo le due convincenti vittorie iniziali. I bolzanini hanno tenuto botta, almeno con la difesa, per un tempo meno qualche secondo, momento in cui il touchdown pass di Zahradka per Di Tunisi ha letteralmente spezzato in due la partita. Tolta la naftalina di dosso, infatti, l’attacco dei milanesi ha iniziato a macinare gioco e punti, mentre quello dei Giants ha continuato nella sua inefficienza, per l’inevitabile score finale sopra indicato.

Sul fronte d’attacco dei Giants si sono concretizzati i timori da me stesso palesati in occasione del week in review di settimana scorsa: il problema di una mancanza quasi totale del running game si è fatto sentire non poco contro avversari di alto livello come i Seamen, e mi sembra che la grande differenza tra loro  e i campioni in carica sia proprio questa. Una sorta di deja vù per coach Tisma, il quale credo però abbia poche soluzioni per ovviare al problema. Il quarterback Brown, se non supportato degnamente dai compagni, ha mostrato di non poter vincere da solo le partite, e ha sofferto forse più di quello che mi aspettavo la difesa dei Seamen. Bonacci & Co. ci sono, ma non fanno miracoli, mentre Simone è sembrato in serata no: l’oriundo dei Giants ha mostrato un eccessivo nervosismo, e non ha inciso sulla partita quanto solitamente si richiede a giocatori del suo calibro.

La difesa ha illuso di poter rispondere colpo su colpo al potentissimo attacco avversario, ma alla lunga ha ceduto. Darei al crollo verticale del reparto nel secondo tempo più di una motivazione: i Seamen erano all’esordio, e i meccanismi offensivi hanno iniziato a funzionare con l’andare della partita, il coaching staff milanese ha fatto gli aggiustamenti perfetti nell’half time, il roster corto degli alto atesini ha influito in termini di stanchezza e il fattore emotivo di vedere che i compagni dell’attacco non riuscivano a mettere punti sul tabellone non è da sottovalutare. Sono molte le scusanti del reparto, che resta a mio avviso uno dei migliori in Italia, ma i Giants di oggi mi fanno pensare che quell’aforisma famoso del football d’oltreoceano che dice che “gli attacchi vendono i biglietti mentre le difese vincono i campionati” sia vero solo in parte.

I ragazzi di Tisma non hanno tempo per leccarsi le ferite, perché dopo la pausa si dovrà affrontare un’altra terribile trasferta, quella di Parma. Potrebbero arrivare dei verdetti per i Giants, nell’ottica di capire se il loro ruolo nel campionato possa essere di semplici outsider dietro le “grandi” o di protagonisti assoluti.

I Seamen hanno ripreso da dove hanno lasciato. Dopo un inizio contratto, più che normale all’esordio di un campionato, la macchina offensiva è riuscita a rimettersi in moto come nella passata stagione. In sede di presentazione del campionato avevo detto come i Seamen avessero giustamente puntato più sulle conferme che sulle novità, sull’adagio del “squadra che vince non si cambia”, e fin da subito i risultati danno loro ragione.

Zahradka ha giocato un’ottima partita, dimostrandosi uno dei migliori quarterback del panorama, e l’intesa con i vari Di Tunisi, Lamamra e Fiammenghi è la stessa di sempre. C’era molta curiosità di vedere all’opera Mitchell, wide reciever tra i migliori del super competitivo campionato tedesco la scorsa stagione, e pur non entrando nel vivo del gioco per quasi tutto il primo tempo ha messo in luce tutte le sue potenzialità mettendo a segno un paio di ricezioni per niente semplici e andando a referto in occasione del terzo ed ultimo touchdown lanciato da Zahradka. La forza di questi Seamen si capisce anche dalla gestione che il coaching staff ha fatto di Mitchell: pur atteso come giocatore in grado di fare la differenza il nuovo import non è stato forzatamente il catalizzatore dei lanci del quarterback, ma ha avuto ed avrà la possibilità di entrare dei meccanismi offensivi della squadra con i dovuti tempi, potendo così essere in futuro il vero valore aggiunto dell’attacco milanese. Questo è possibile proprio per il fatto che il sistema offensivo è già rodato, e i playmaker ci sono sparsi per tutto il reparto. Buono anche il lavoro dei runningback, tra i quali Bonaparte ha disputato una partita in modalità diesel: il numero uno blue navy è cresciuto con l’andare della partita, e non a caso con lui tutto il reparto.

Anche la difesa dei Seamen comincia bene, con un ottimo shut out. I graditi ritorni di Zini e Aletti hanno dato ulteriore profondità ad un reparto già più che solido, nel quale linea e linebacker sembrano davvero fenomenali. Vero è che i Giants, non essendo in grado di produrre un gioco di corsa “credibile”, sono risultati con l’andare del tempo piuttosto prevedibili, ma è innegabile che in quasi tutti i singoli uno contro uno i Seamen siano risultati quasi sempre vincitori. Anche qui, dunque, l’inizio è più che incoraggiante.

Dopo il bye week i Seamen  affronteranno i Rhinos in un derby che, almeno sulla carta, sembra essere quello dal pronostico più scontato degli ultimi anni, ma non dovranno in ogni caso abbassare la guardia: la stracittadina, in fondo, fa sempre storia a sé.

DUCKS LAZIO – GIAGUARI TORINO 35-27

Va ai Ducks Lazio il “derby delle ambiziose”, al termine della partita sicuramente più interessante del weekend, almeno per gli spunti forniti dal campo. E’ stato un match dai due volti, che i Giaguari sembravano controllare comodamente fino al 7-21 ma che i Ducks sono riusciti a ribaltare completamente nel secondo tempo, contenendo nel finale il ritorno dei torinesi.

I Giaguari sembravano davvero in palla all’inizio, quando l’attacco è riuscito ad andare a segno per due volte consecutivamente, mostrando tutto il repertorio: corse con mix di potenza ed agilità di Fabiano Hale (che ha anche trovato la prima segnatura in Italia) e lanci di Venuto, che ha coinvolto quasi tutti i wide reciever a disposizione tenendo però un occhio di riguardo per Matteo Zucco. E a ragion veduta, visto che il detentore del trofeo di MVP dell’ultimo Silver Bowl ha nuovamente messo a segno un paio di big play dal peso specifico enorme per la sua squadra. Il terzo drive, però, conclusosi con un tentativo fallito di field goal, ha segnato la metamorfosi dell’attacco torinese da Dr. Jekill a Mr. Hyde. Da quel momento in avanti nulla ha più funzionato, e tra punt e fumble i Giaguari si sono ritrovati con l’acqua alla gola: nel finale c’è stato un risveglio, ma non è bastato per evitare la sconfitta. Davvero difficile capire quale sia la vera natura del reparto: la Ferrari dell’inizio o la 500 del secondo tempo? Il futuro ci consegnerà la sentenza, ma quel che è certo è che coach Jay Venuto sia già al lavoro per cercare i motivi dell’improvviso collasso di Roma.

Anche a difesa dei Giaguari ha giocato due partite in una sola, ma in questo caso credo di averne capito molto bene il motivo.

Dopo un inizio in cui i torinesi sembravano riuscire a contenere Gentili patendo un po’ troppo il gioco aereo dei Ducks è arrivato il touchdown su intercetto di Renato Morelli, che sembrava far pendere la bilancia dello scontro dalla parte dei torinesi. Poi è arrivata come una doccia fredda l’espulsione per targeting di Brian Michitti, e da quel momento è sembrato che il reparto ci abbia capito più poco. Avevo detto dopo la gara d’esordio dei Giaguari di come l’oriundo difensivo torinese non si fosse notato moltissimo in termini statistici, ma era chiaro il suo ruolo di regista e quasi allenatore in campo del reparto.

Sabato  prossimo a Torino arriveranno i quotatissimi Panthers Parma, e i Giaguari dovranno lavorare sodo in settimana per poter provare a fermare i ducali: la probabile squalifica di Michitti, unita ad un paio di infortuni di peso come quello di Cacciolatto, faranno della difesa torinese il reparto più sotto scrutinio della serata.

I Ducks hanno dimostrato di credere nei propri mezzi, e questa consapevolezza li ha portati a non mollare nel momento difficile della partita e a riuscire a portare a casa la vittoria.

Offensivamente, è stato il Mike Gentili show. Lo avevo detto fin dai tempi della preview del campionato: l’oriundo avrebbe costituito per Roma un’arma fondamentale e quasi sconosciuta prima nella capitale, portando ai Ducks credibilità nel running game. Ebbene, non ho sotto mano le statistiche, ma credo che Gentili abbia guadagnato almeno 150 yards su corsa, segnando 4 touchdown e impreziosendo ulteriormente la sua prestazione con diverse ricezioni fuori dal backfield. Coach Iaccarino gli ha consegnato le chiavi dell’attacco, e Gentili ha risposto con una prova da MVP. Sui lanci Fortune è apparso ancora impreciso in alcune occasioni, ma è comunque riuscito a lanciare un touchdown, e in ogni caso ci sembra chiaro che non si dovrà ricorrere al suo braccio troppe volte ad ogni maledetta domenica.

La difesa ha patito l’inizio veemente dei Giaguari, ma è stata brava a prendere le giuste contromisure ed adattarsi all’avversario. Inizialmente forse troppo aggressiva, la difesa romana ha capito che fermare Hale era impossibile, e allora ha pensato a limitarlo, riuscendo nell’impresa. Anche la secondaria ha concesso yard agli avversari, ma i defensive back sono stati molto incisivi nel fondamentale del placcaggio: i Giaguari ricorrevano spesso a lanci corti che lasciavano ai ricevitori il compito di guadagnare “after catch”, e i romani poche volte se li sono lasciati sfuggire dopo la ricezione. I Ducks sono ancora non perfetti e perforabili, ma in generale hanno dato prova di solidità e di buona capacità di adattamento all’avversario.

La vittoria, importantissima in chiave playoffs, regala nuova confidenza ai Ducks, che dopo il turno di riposo affronteranno i Guelfi Firenze in un altro scontro diretto tra outsider del campionato.

UTA PESARO – PANTHERS PARMA 7-48

Difficile fare un’analisi di questa partita senza risultare impietosi nei confronti degli UTA Pesaro, che hanno nuovamente pagato un pesante dazio al cospetto di una delle squadre favorite al titolo, i Panthers Parma. I ducali esordiscono con autorità, soddisfacendo le curiosità che gli addetti ai lavori avevano nel vederli all’opera.

Gli UTA, ancora una volta in versione all-italian, non sono mai stati in partita. L’attacco è stato in grado di mettere punti solo in “garbage time”, quando si stava già sullo 0-41, e la difesa non è mai stata in grado di fermare l’attacco dei Panthers, che dava l’impressione di poter penetrare come lama nel burro praticamente ad ogni affondo.

Non era certo questa la partita in cui gli UTA potevano sperare di dare una sterzata alla stagione, ma risulta difficile anche solo trovare qualcosa su cui costruire il futuro in Prima Divisione. Forse è il cuore che non manca, quella determinazione e forza di volontà che lo “zoccolo duro” della squadra ha mostrato. Sarà su questo che gli UTA conteranno nell’affrontare il prossimo incontro, quello che dopo la pausa li vedrà opposti ai Dolphins Ancona.

I Panthers hanno avuto vita fin troppo facile per essere valutati obiettivamente. Quel che è certo è che in attacco Malpeli Avalli sembra tornato quello di sempre (tre touchdown in giornata) e che Duhram sembra un altro rispetto all’anno scorso. Si era parlato, in sede di analisi precampionato, di come l’ex NFL fosse stato condizionato dagli infortuni nel 2017, e a giudicare dal suo esordio stagionale sembra proprio che non si trattasse di scuse. D’altronde, se una squadra così attenta e precisa nel valutare gli import come i Panthers hanno voluto riconfermarlo un motivo ci sarà…

La difesa dei Panthers è forte, e non c’era bisogno di vederla all’opera contro UTA per saperlo. In ogni caso, è stato impressionante il dominio esercitato dai ducali in ogni fase del gioco: nulla è stato concesso agli avversari, e il reparto sembra già un meccanismo oliato alla perfezione, in mid-season form.

Non c’è pausa per i Panthers, che sabato prossimo scenderanno in campo a Torino contro i Giaguari nel recupero della gara rinviata la prima settimana: coach Papoccia non ha alcuna intenzione di frenare la partenza lanciata dei suoi, e siamo certi preparerà il match senza lasciare nulla al caso.

Dario Aviano

Foto
Dario Fumagalli, Claudio Bugatti, Lorenzo Dalco’, Sabrina Poloni, Sophia Sperandio

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