WEEK in review / Seconda giornata

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Dopo ben tre rinvii nella prima giornata in Prima Divisione si è finalmente giocato su tutti i campi, anche se a Torino e Milano le condizioni del terreno di gioco erano al limite della praticabilità a causa della pioggia caduta copiosa sul nord Italia: in attesa di vedere all’opera anche Seamen Milano e Panthers Parma, ancora semplici spettatori, si iniziano a delineare le prime gerarchie, tra conferme e sorprese.

In testa al campionato ci sono i Giants Bolzano, che hanno faticato molto meno a piegare i Lions Bergamo di quanto fecero a Roma all’esordio e i Guelfi Firenze, vincenti a sorpresa (ma forse neanche poi così tanto) a Milano contro i Rhinos. Seguono i Giaguari, che regolano 14-3 i Dolphins Ancona nella partita che ha segnato l’esordio di entrambe le squadre, mentre i Ducks Lazio riportano subito in pari il loro record a scapito degli UTA Pesaro, che dopo sole due giornate sembrano la squadra più in difficoltà del torneo.

GIAGUARI TORINO – DOLPHINS ANCONA 14-3

La partita di Torino è quella a cui ho assistito dal vivo, ma credo che le indicazioni che se ne possono trarre non possano essere considerate definitive, per entrambe le squadre.

Le pessime condizioni del campo, sul quale ha piovuto incessantemente durante l’arco di tutta la partita hanno costretto le due squadre a rivedere il playbook, limitandone al massimo il gioco di passaggio, almeno sul profondo: il giudizio su Chase Venuto e Josh Dean sotto questo punto di vista è dunque rimandato.

Per quel che riguarda il quarterback dei dorici, però, devo sottolinearne le ottime doti atletiche, che gli hanno consentito di trascinare la squadra sul gioco di corsa, almeno nel primo tempo. Alla lunga però i Giaguari hanno preso le contromisure e l’attacco dei Dolphins si è definitamente spento. Orfani di Michele Marchini e condizionati dal meteo infatti la squadra di coach Rotelli non è riuscita a trovare consistenza sul gioco aereo, e alla lunga ha pagato sul piano fisico, anche in virtù di un roster decisamente ridotto rispetto a quello dei Giaguari.

Difensivamente non mi ha fatto una grande impressione l’import Fellonte Misher, che troppo spesso si è nascosto dal gioco: da free safety era schierato troppo sul profondo per dei lanci lunghi che difficilmente sarebbero arrivati, mentre nell’unica circostanza in cui era chiaro che i Giaguari avrebbero cercato la end zone (il touchdown pass lanciato da Chase Venuto a Enrico Iuliano al quarto e goal dalle 25 nel secondo quarto) è rimasto colpevolmente al centro del campo senza effettuare una buona lettura del quarterback. Meglio quando era schierato più a ridosso della linea di scrimmage, situazioni in cui è riuscito ad effettuare dei buoni tackle sui portatori di palla torinesi. Buona la prova di Nicholas Suppa, super impegnato dalle tante corse di Fabiano Hale, ma il vero MVP non solo della difesa ma dell’intera squadra è stato a mio avviso Lorenzo Pignataro: il linebacker numero 55 è risultato il leading tackler della squadra, mettendo in mostra una grande visione e velocità di reazione ai giochi offensivi avversari. Sempre nel vivo del gioco.

Come detto, non posso esprimere un giudizio definitivo sulla base della partita di ieri, ma credo che i Dolphins pur essendo di valore assoluto ben più alto di quello mostrato a Torino abbiano alcune lacune importanti di profondità del roster ed esperienza: è facile che le fortune della squadra dipendano molto dal rendimento di Dean, che ha comunque disputato un esordio incoraggiante.

I Giaguari hanno disputato una partita senza fronzoli e molto conservativa: evidentemente coach Jason Venuto, dall’alto della sua esperienza, ha reputato che le condizioni del terreno di gioco non dessero molte possibilità di scatenare la fantasia, e utilizzando il manuale ha imperniato il gioco offensivo della squadra sulle corse e su lanci medio-corti, utilizzando spesso i wide reciever screen: pochi rischi e tanta sostanza.

Fabiano Hale, il runningback ex California, è stato subito sfruttato a pieno dai torinesi, chiudendo la partita con poco meno di trenta portate per un centinaio di yards. Hale mi ha colpito molto sul piano fisico: con l’andare del tempo ha sfiancato la difesa dei Dolphins al punto che, arrivato alla ventesima portata circa, aveva la stessa verve mostrata sulla prima, mentre i difensori dorici facevano sempre più fatica a contenerlo. Dal momento in cui i Giaguari hanno preso in mano l’incontro nel punteggio è stato sufficiente dargli palla per muovere con continuità la catena e far passare il tempo in pieno controllo.

Sul piano dell’agilità ed elusività rimando il giudizio in futuro: ieri si poteva solo correre dritto e forte: con il terreno di gioco ridotto ad una palude fangosa effettuare tagli o cambi di direzione era pressochè impossibile.

Chase Venuto ha fatto, bene, il suo compitino: come detto il padre ha preparato per lui una serie di giochi in sicurezza, che prevedevano lanci corti e quasi immediati. L’onere di guadagnare yards dopo la ricezione era lasciato ai wide reciever, reparto in cui i Giaguari dispongono di ottime individualità: contro i Dolphins la parte del leone la ha fatta Matteo Zucco. L’ex BlackBills ha trasformato infatti in ottimi guadagni diversi screen, ed è andato a referto segnando il touchdown dell’allungo decisivo con una ricezione in punta di dita sul limite alto della end zone avversaria.

Difensivamente i Giaguari mi hanno convinto: il reparto è compatto e gode di profondità di depth chart in tutti i settori, dalla linea ai defensive backs. I torinesi hanno patito inizialmente le corse di Josh Dean, ma una volta effettuati gli aggiustamenti hanno dominato gli avversari.

Non impressionante a livello statistico la prova dell’oriundo Brian Michitti, che però porta come valore aggiunto la capacità di fare l’allenatore in campo: dietro le sue direttive i compagni di squadra hanno sbagliato poco o niente.

Ottima prova del pacchetto di linebacker, tra i quali Renato Morelli, Davide Pizzimento e Marco Zaffino sono risultati i migliori placcatori.

Anche sui Giaguari il giudizio è da rinviare ad occasioni migliori, ma la sensazione è che le potenzialità della squadra siano ben superiori rispetto al rendimento mostrato all’esordio: dopo la trasferta di Roma contro i Ducks avrò certamente un’idea più chiara del tipo di campionato che potranno disputare i gialloneri.

GIANTS BOLZANO – LIONS BERGAMO 35-8

La partita tra Giants e Lions era stata presentata come il Game of the Week, ma sul campo è risultata essere un monologo dei padroni di casa.

Il quarterback John Brown ha dimostrato, come a Roma contro i Ducks, di possedere delle ottime doti di corridore imperversando nel cuore della difesa orobica, ma stavolta ha impreziosito la sua prestazione lanciando ben quattro touchdown per le mani di Mark Simone (2), Nicolò Gallina e Marco Bonacci.

Potendo giocare sul sintetico dello Stadio Europa e contro una difesa rivelatasi più morbida del previsto i Giants hanno mostrato quel potenziale rimasto parzialmente inespresso a Roma, e con l’andare del tempo sarà sempre più dura fermare gli alto atesini.

In difesa gli uomini di Argeo Tisma hanno avuto vita facile: la linea ha dominato quella avversaria, e aldilà di qualche corsa del generosissimo quarterback Andrea Fimiani ha concesso poco o nulla ai Lions, se non sul finale quando la partita era ampiamente segnata.

La prossima partita, in casa dei Campioni in carica dei Seamen Milano, ci darà delle indicazioni ancora più precise sulla consistenza dei Giants, che partono sì sfavoriti ma potendo contare su due partite di “rodaggio”, al contrario dei milanesi che saranno all’esordio.

I Lions Bergamo pagano più del dovuto in termini di punteggio l’esordio in Campionato, che forse sarebbe andato diversamente nel caso avessero affrontato un avversario più morbido rispetto ai Giants.

La gioventù del roster degli orobici si è notata tutta nella difficoltà a gestire gli avversari, risultati più pronti sotto tutti i punti di vista.

I Lions hanno ingaggiato come import offensivo Cory Soto, che loro stessi listano come quarterback sul sito ufficiale della squadra, ma il ragazzo di origini Hawaiiane ha giocato praticamente tutta la partita come defensive end, lasciando le chiavi dell’attacco all’esordiente Andrea Fimiani.

Come già detto l’ex Blue Storm ha giocato con grande generosità, ma poco ha potuto contro la coriacea difesa dei Giants, che ha concesso praticamente nulla sul gioco di passaggio: Fimiani ha spesso cercato di risolvere le situazioni spinose correndo, mettendo anche in mostra delle buone doti atletiche, ma non credo che alla lunga questo tipo di gioco possa funzionare. Dal punto di vista dei colpi ricevuti la partita di ieri è stata per lui oltremodo punitiva, e qualcosa dovrà necessariamente cambiare nei piani di coach Adam Rita se si vuole preservarlo nel proseguo della stagione. Il touchdown pass lanciato ad Alessandro Mazzola, unico della partita per i Lions, può servire se non altro come iniezione di fiducia.

Sul fronte difensivo i lombardi hanno palesato diverse lacune, concedendo troppo agli avversari sia via terra che via aria. I Lions non sono riusciti ad arginare l’ottimo Brown, e hanno pagato dazio in termini di punteggio.

Anche qui sul finale di partita è arrivato però un segnale di speranza, costituito dall’intercetto messo a segno da Nathan Minnehan.

Bergamo esce probabilmente ridimensionata dalla sconfitta subìta a Bolzano, ma anche in questo caso, trattandosi dell’esordio e per di più su uno dei campi più difficili dello stivale, non credo sia il caso di emettere giudizi definitivi: sicuramente però urge trovare delle soluzioni in vista della prossima trasferta di Firenze, in cui i Lions troveranno nei Guelfi la squadra al momento più “calda” del torneo.

UTA PESARO – DUCKS LAZIO 7-34

I Ducks riprendono prontamente la retta via dopo l’amara sconfitta dell’esordio contro i Giants, andando a conquistare un’agevole vittoria in casa degli UTA Pesaro in formato all italian: confermati purtroppo i timori della vigilia, che volevano gli adriatici come squadra più in difficoltà del campionato.

I padroni di casa hanno retto un tempo agli assalti dei laziali, andando al riposo sul 7-14 dopo aver trovato sull’asse Aldo Fiordoro – Cesare Bartoccini l’unico acuto di giornata.

L’assenza di difference maker si è però sentita, e nel momento in cui la difesa ha iniziato a cedere non ci sono più state speranze di rimonta. Con Alex Germany fuori per infortunio e Tyren Quinn non ancora pervenuto le soluzioni in casa UTA si contano sulle dita di una mano, ed è tempo di correre ai ripari per il coaching staff, che deve necessariamente inventarsi qualcosa per aumentare la competitività della squadra.

Davvero poco altro da dire, se non che il prossimo impegno, la partita casalinga contro i debuttanti Panthers Parma, sembra già sin d’ora proibitivo. I pesaresi sperano comunque di ripetere contro i ducali la prestazione dell’anno scorso, quando non concessero touchdown agli avversari e furono battuti di misura subendo solo un field goal.

Il potenziale intravisto nei Ducks in occasione del match d’esordio contro i Giants si è rivelato in pieno, e i ragazzi di coach Bart Iaccarino escono dalla trasferta in terra marchigiana con nuova convinzione e ritrovato entusiasmo.

In tempi non sospetti, prima cioè dell’inizio del campionato, avevo segnalato come l’innesto di Mike Gentili, runningback oriundo, potesse essere fondamentale per i laziali nell’ottica di dare credibilità al gioco di corsa, vero tallone d’achille nelle stagioni precedenti.

Già in luce all’esordio Gentili è esploso contro gli UTA, andando a segno ben tre volte e consentendo, con la sua consistenza, al quarterback Hans Fortune di continuare nella sua “learning curve” del sistema offensivo senza fretta o forzature.

Sono arrivate così anche due segnature via aria, con Biancalana beneficiario di entrambe. Fortune è andato a referto nella prima occasione, mentre il punto esclamativo sulla partita lo ha messo il giovane Joshua Croppenstedt, entrato nel finale a sostituire il collega statunitense.

La difesa dei Ducks si è confermata su ottimi livelli, vincendo la battaglia sulla linea di scrimmage e contenendo (quasi) sempre le fiammate aeree degli UTA. La crescente coesione del reparto potrebbe rivelarsi l’arma in più dei laziali.

Davvero interessante il prossimo impegno dei Ducks, che li vedrà opposti ai Giaguari Torino: scontro tra due squadre ambiziose in cerca di conferme e ulteriore slancio verso la conquista degli obiettivi fissati ad inizio anno.

RHINOS MILANO – GUELFI FIRENZE 2-6

Altra battaglia nel fango quella che ha visto i Rhinos Milano opposti ai Guelfi Firenze in quel di Limbiate, ma a differenza di Torino il meteo ha evidentemente influenzato ancora di più il gioco offensivo delle due squadre, dal momento che gli attacchi hanno prodotto un bello zero. Il tennistico sei a due maturato in favore dei toscani infatti è stato frutto di una safety ed un touchdown segnato su un punt bloccato.

I Guelfi Firenze hanno sicuramente prodotto molto meno rispetto al match d’esordio contro UTA, ma in una giornata davvero difficile per l’attacco uno dei suoi playmaker è riuscito comunque a mettere la firma decisiva sulla partita: è stato infatti l’oriundo Milke Vannucci a riportare in touchdown il punt bloccato da un compagno, che ha prodotto gli unici punti per i toscani.

La difesa viola, già apparsa in palla contro gli UTA, ha nuovamente negato qualunque tipo do segnatura all’attacco avversario (dopo ieri sono otto quarti consecutivi senza subire punti): vero che le condizioni meteo e del terreno favorivano il gioco difensivo, ma i Guelfi hanno comunque controllato i Rhinos senza patemi .

In sede di presentazione della stagione avevo scritto di come i Guelfi fossero squadra che nella passata stagione ha raccolto troppo poco rispetto al potenziale effettivo, e di come l’inizio di campionato, che presentava loro un calendario “alla portata” , avrebbe potuto dare un’idea importante di quali potessero essere i traguardi raggiungibili: bene, dopo l’importantissima vittoria di ieri due passi su tre sono stati fatti. Ora manca l’impegno casalingo contro i giovani Lions Bergamo: una terza vittoria consecutiva consentirebbe ai Guelfi di giocare le partite successive, sulla carta più impegnative, con grande hype.

Esordio da dimenticare invece per i Rhinos, che avevano parecchi occhi puntati addosso dopo il ribaltone autunnale che ha modificato non poco le pedine nello scacchiere di coach Roberto D’Ambrosio.

Nessun proclama, comunque, neanche in casa nero arancio. Troppi i fattori esterni che hanno condizionato la prova offensiva della squadra. Non giudicabile sul gioco aereo, il quarterback Kevin Ellison ha dimostrato buona dimestichezza nel portare palla via terra, alternandosi con Giacomo Querzola, Davide Profeta e Cristian Gerges. Ellison aveva anche trovato il varco giusto per violare la end zone dei Guelfi, ma nella circostanza una sanguinosa penalità di un uomo di linea gli ha negato la gioia della segnatura.

I milanesi hanno patito anche l’assenza del fullback/linebacker oriundo Stefano Napolitano, che grazie alla sua potenza avrebbe forse aggiunto qualcosa all’attacco, ma al netto di questi se e questi ma si è fatto troppo poco per arrivare alla vittoria.

Buona la prova difensiva, con l’import Matt Conroy già alla guida del reparto. Pochi gli spazi concessi ai Guelfi, che hanno comunque nel giorno aereo il loro punto di forza e dunque, nelle condizioni in cui era il campo, erano più facilmente contenibili rispetto al solito.

Rimane dal mio punto di vista un bel punto interrogativo sulla squadra, anche se è innegabile il compimento di più che un passo indietro rispetto alle ultime due stagioni: se c’è del potenziale, però , lo si potrà vedere già nel prossimo turno, in cui i Rhinos andranno a far visita ai Dolphins Ancona. E’ ancora presto, ma una seconda sconfitta consecutiva potrebbe già risultare fatale per le ambizioni di playoffs dei vice campioni uscenti.

Dario Aviano

Foto di Sophia Sperandio, Mara Telandro, Claudio Bugatti, Michele Critelli

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