GLS Dolphins Ancona: Andrea Gambelli racconta la sua esperienza nella High School americana

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E’ tornato dagli States da appena un paio di settimane e pochi giorni dopo ha subito giocato titolare contro i Giants Bolzano. La sua vita sembra devota al football e d’altra parte buon sangue non mente.

Stiamo parlando di Andrea Gambelli, 19 anni, uomo della offensive line dei GLS Dolphins Ancona che per circa dieci mesi ha vissuto, studiato e soprattutto giocato a football in America.

Andrea, figlio di Marco Gambelli, ex Dolphins che giocò tra il 1984 ed il 1987, è stato a Fort Collins, cittadina del Colorado di circa 164.000 abitanti per studiare nella Pudre High School e giocare per loro a football negli Impalas.

In questo articolo Andrea ci spiega più o meno tutto della sua esperienza a stelle e strisce.

Allora Andrea sei tornato da poco ma anzitutto spiegaci cosa studiavi in Italia e cosa hai studiato a Poudre: «Ciao a tutti. Ad Ancona studiavo meccanica all’Itis. Dovevo fare il quinto anno ma mi è capitata questa opportunità e non me la sono lasciata sfuggire. Solo che da loro l’high school, le superiori, durano quattro anni. Quindi anziché il quinto ho rifatto il quarto che comunque è l’ultimo anno. E come da regolamento di ogni scuola USA, alcune materie sono fisse ed inderogabili, altre puoi sceglierle in base alle tue attitudini ed ai tuoi gusti».

Ma come sei arrivato negli States? Intendo: Come ti hanno accettato? «Il merito è tutto di Pippi Moscatelli che mi ha suggerito ad un suo ex coach americano ora vicino a Poudre».

E vivevi nel campus scolastico come si vede nei film? «No no. Ho trovato una famiglia li in zona che mi ha ospitato ad un prezzo modico. Altrimenti la cosa non si sarebbe nemmeno potuta fare».

E quando sei arrivato? Che cosa ti sei ritrovato davanti? «Beh sono arrivato il 23 luglio e già il giorno dopo ero sotto con gli allenamenti. Prima tre giorni alla settimana di palestra campo e corsa. Il tutto per un due ore. Poi iniziate le lezioni, allenamenti con casco ed armatura tutti i giorni dalle 15 alle 18. Iniziato il campionato gli allenamenti erano dal lunedì al giovedì. Poi il venerdì si giocava ed il sabato era un giorno devoto all’allenamento defaticante e alla visione ed analisi della partita del giorno precedente».

Ed in che serie giocavi tanto per farci capire? «Le high school hanno un campionato che va dalla divisione 2A la più facile, alla 5A, la più difficile. Noi giocavamo nel 5A. Le partite tra l’altro erano tutte all’interno del Colorado e al massimo a poche centinaia di chilometri di distanza».

Ed il campionato come è andato? «Abbiamo finito la regular season col record negativo di 5 vittorie e 6 sconfitte. Ma tanto è bastato per qualificarci ai playoff. Poi siamo andati fuori subito al primo turno contro i futuri vincitori del campionato».

Cosa ti è piaciuto di più di questa esperienza americana? «Beh per quanto riguarda il football la mentalità. Si vive pensando al football ed all’allenamento tutti i giorni ventiquattro ore su ventiquattro. Una cosa che qua in Italia non è possibile per ovvi motivi».

E la difficoltà più grande riscontrata? «Molti dei miei compagni giocavano assieme addirittura dalle scuole medie. Inserirmi nei loro meccanismi non è stato facile all’inizio. Ma loro hanno fatto di tutto per mettermi a mio agio ed io ce l’ho messa tutta per dare il massimo».

E fuori dal football? «Questa esperienza mi ha permesso di crescere molto e di confrontarmi con realtà differenti. Nuove culture, mentalità diverse. Davvero molto bello e stimolante. Inoltre sono partito che sapevo un inglese scolastico. Ora lo parlo e lo capisco bene».

E di brutto? «Beh all’inizio ti manca molto la famiglia e gli amici. Non c’è niente da fare. Sei tu da solo e devi farcela. Poi un po’ di libertà. Comunque ero ospite di una famiglia, non avevo un’auto e dovevo stare agli orari del bus. Insomma occorreva sempre chiedere un permesso o qualcosa a qualcun altro».

Domanda definitiva, tornerai negli USA anche per fare il college o resterai in Italia per giocare con i Dolphins? «Ho provato in tutti i modi ad inserirmi nel college ma i costi sono davvero troppo alti. Il massimo che ho trovato è stata una università di seconda divisione NCAA che mi copriva mezza borsa di studio. Comunque troppo poco. Quindi resto in Italia a vivere e giocare nei Dolphins. Ho giocato contro i Giants e se il mister vorrà schierarmi sono pronto pure per i Ducks Lazio e le eventuali partite successive. Poi posso giocare ancora nella under 19 vista la mia età».

Ufficio Stampa Dolphins Ancona

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