«Gli Dei del football sono in debito con i miei ragazzi»
Nella settimana più delicata di questa dura season dei Pirates 1984, alle prese con la loro prima esperienza ai massimi livelli del football americano in Italia, ovvero IFL, la prima divisione della FIDAF, scambiamo un bel “botta e risposta” con capo allenatore dei liguri Alfredo Giuso Delalba.
Schietto e genuino come sempre, in una serata tiepida, regalo del clima mite delle primavere liguri, coach “Dino” si finalmente può tirare fuori quello che ha tenuto dentro in questi ultimi, frenetici 3 mesi, fatti di sconfitte, vittorie ma tanta passione e tanto cuore.
Coach, buonasera e grazie per il suo tempo, che mai come in queste sere é così prezioso, partiamo diretti! Una sua analisi sulla stagione..
«È una analisi sicuramente dura ma reale, perché ho assemblato un team per affrontare un campionato d’ élite in un solo mese, con tutte le difficoltà che si possono generare, quindi il poco tempo a disposizione ha giocato un ruolo dominante, ma diciamo che all’inizio sono riuscito nell’intento con 1000 difficoltà, per poi trovarmi a fare i conti con tutta una serie di infortuni che hanno minato pesantemente la strada. 3 QB infortunati in 5 partite tra cui l’import Dalla Betta, dove ad oggi non abbiamo mai trovato il sostituto a causa del regolamento che ti da la possibilità di sostituire lo slot precario ma con tutta una serie di regole che limitano fortemente l’accesso alla maggior parte dei profili disponibili e papabili. Questo ha generato una continua ricerca delle soluzioni offensive con un dualismo tra Burato rientrato a Roma contro i Marines e Baca Ugalde che non ci ha mai consentito di trovare equilibrio e continuità nel reparto offensivo. Ad aggiungere ulteriore carico sono stati gli altri 5 infortuni che hanno indebolito l’ossatura del team, ma ne hanno fortificato il carattere e l’orgoglio a tal punto di affrontare partita dopo partita dando oltre ogni limite tutto ciò che era possibile. Morale abbiamo affrontato gran parte del campionato con un roster di seconda divisione, ma abbiamo retto il colpo, rovinando anche qualche sogno…»
Chiusa la regular season con 2 vittorie, ora avrete il playout contro i Lions, proprio questa domenica tra le mura amiche del Pirates Field. Come vi state preparando?
«Stagione chiusa con un Record 2-8 che probabilmente avrebbe potuto essere migliore se fossimo stati a ranghi completi, ma tra i se e i ma non si costruisce nulla quindi prendiamo ciò che c’è stato di buono. La partita di playout contro I Lions sarà per definizione la “Finale per il cucchiaio di legno” ma sarà una partita che varrà un intera stagione contro un team che potrà schierare un QB USA e che vedrà in campo molti giovani, ma anche molti rientri importanti che hanno fatto e vissuto la storia sportiva di Bergamo, di conseguenza noi ci prepareremo al meglio delle nostre possibilità sacrificando ancora il tempo con le famiglie che sono sempre la nostra forza, perché ci sostengono da sempre e per questo motivo faremo di tutto per non deluderle e per non deludere i nostri tifosi.»

Coach, mezz’ora prima della presentazione al golf club di Albisola, mentre preparavo il tutto l’ho vista seduto in prima fila assorto nei suoi pensieri. Era molto serio. É andato tutto come pensava in quel pomeriggio del 18 gennaio?
«Sono passati mesi ma hai buona memoria. Stavo pensando che all’alba dei miei 55 anni ho dedicato 40 anni della mia vita tra football giocato e allenato, costruendo rapporti indelebili e vivendo situazioni incredibili che mi hanno arricchito tantissimo sia come coach ma soprattutto come uomo e con un percorso del genere penso sia arrivato il momento di fare un bilancio valutando cosa fare nel prossimo futuro» (qualche secondo di pausa).
Gli dei del football dopo tutte queste fatiche le regalano un desiderio da esprimere…come lo sfrutterebbe, coach? Nell’immediato futuro o con più lungimiranza?
«Gli Dei del football sono in debito con i miei ragazzi, quindi chiederei che tutti gli infortunati potessero recuperare al 100% e velocemente in modo da godersi i loro affetti e l’estate senza pensieri, perché dedicare tanto per poi dover finire sotto i ferri, anche se a priori lo metti in conto, è sempre e comunque uno scotto troppo pesante da pagare».
Stringe la mano, saluta col suo immancabile sorriso e si gira verso i suoi ragazzi che dietro di lui stanno ripassando gli ultimi schemi.

Il football americano è fatto di numeri, statistiche, schemi e un pizzico di buona sorte, sconosciuta quest’ultima che è mancata senz’altro ai Pirates di quest’anno, ma soprattutto il football in Italia è fatto da uomini come Coach Giuso, forte fuori per il gruppo, romantico dentro… ed oggi con le sue parole ce lo ha dimostrato.
Da una tiepida serata ligure qui ad Albisola Superiore é tutto, adesso la parola passerà ai ragazzi che domenica alle 17.00 si giocheranno in 2 ore e mezza, otto mesi di sacrifici e sudore.
Giorgio Bianchini
ufficio stampa Pirates 1984